Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

26.03.95

 

 

Miei diletti, aspettateMi con gioia, vengo a spezzare le vostre catene, vengo a strappare il giogo che vi opprime. AspettateMi con la gioia nel cuore, perché Io sono Dio, il vostro Dio che vi ama ed ogni cosa bella vi vuole donare.

 

 

Piccoli, grandi cose stanno per accadere; piccoli, meravigliose cose sono pronte per voi, non rattristatevi, se il mondo già avvertito ed ammonito non cambia, l’uomo è di dura cervice,, ma Io lo scuoterò, ognuno deve prendere posizione, ognuno deve fare una scelta: o con Me o contro di Me.

Anche gli inetti si devono alzare, anche essi si devono svegliare; ognuno capisca che Io sono Dio e non posso essere ignorato.

Pensa, diletta Mia sposa, ad un padrone di casa che inviti nella sua bella dimora ogni genere di persone: lo fa per amore, lo fa per offrire i propri splendidi doni. La dimora è superba, piena di arredi eleganti, completa in ogni particolare: ci sono tappeti, ci sono tende, ci sono magnifici lampadari e soprammobili di ogni genere, ogni cosa bella è presente in quel palazzo. Tutti sono invitati ad entrare, tutti a prendere posto tutti a godere di tanta grazia e ricchezza. Gli ospiti non se lo fanno dire due volte: ciascuno si sceglie il posto che desidera, gode gratuitamente ogni delizia che trova così a portata di mano. Il cibo è abbondante, la bevanda scorre a fiumi, nulla manca; c’è anche intorno un grande giardino con tanti fiori, erbe di ogni genere, piante di ogni genere. Non solo questo, ma dappertutto ci sono graziosi animaletti che corrono felici in questo giardino così confortevole. Ciascuno di essi trova il suo angolo preferito. C’è posto per tutti; c’è cibo per grandi e piccoli; ci sono ruscelli con limpide acque; ci sono piante con teneri germogli; ci sono rifugi dove andare a dormire; ci sono prati immensi dove andare a correre; ci sono acque tranquille dove abbeverarsi. Gli ospiti sono compiaciuti di tanto benessere; prima stanno accorti, godono questi doni e ringraziano continuamente il padrone generoso, poi però, col tempo, essi cominciano a divenire prepotenti, si servono di ogni cosa con malizia, sciupano e distruggono, non hanno più rispetto di quel luogo offerto da un signore così potente e ricco; mangiano e bevono senza alcun riguardo: il primo che arriva consuma tutto e gli altri restano senza niente. Sporcano le acque, imbrattano i muri, spezzano le suppellettili, sporcano dappertutto, uccidono i piccoli animali, distruggono le piante, strappano i fiori, non si curano minimamente del padrone che, per un poco, si è allontanato per curare i suoi affari.

Alcuni ospiti rimproverano quelli più maleducati e prepotenti, dicono loro: “Abbiate rispetto di questa dimora, ricordatevi che siete ospiti, non padroni. Perché sporcate le acque, perché sciupate questi bei fiori, perché tagliate senza motivo queste belle piante? Lasciate stare i piccoli animali: li eliminate senza motivo, solo per crudeltà. Lasciate che tutti possano godere del cibo: alcuni di voi si saziano fino alla nausea, i più piccoli e quelli più deboli languono per la fame”.

Queste le parole di alcuni saggi e prudenti; ma a che servono queste parole? Essi continuano in modo sempre peggiore, con massima arroganza che va crescendo. Non si ha più riguardo di nulla e di nessuno, addirittura alcuni dicono: “Rompiamo, distruggiamo, godiamo a nostro piacere ed il resto buttiamolo, il cibo non ci mancherà mai, la bevanda è abbondante; tutto è a nostra disposizione senza fare, poi, grande fatica.”

Il più forte approfitta del più debole: “Questa dimora ora è nostra e ne facciamo ciò che ci pare”.

A questo punto intervengono sempre i saggi, i prudenti, così dicendo: “Voi vi sbagliate, vi sbagliate molto, perché questo luogo non vi appartiene affatto. C’è un padrone, voi lo sapete; perché fingete di ignorarlo? Tutto è suo; egli, sappiatelo, è molto geloso della sua roba. Non approfittate della sua grande munificenza”.

A questo punto si ode uno scroscio di risate scomposte; ecco la risposta: “Voi dite questo, perché siete paurosi ed imbelli, nulla comprendete e quindi parlate così a vanvera:; noi ora siamo i veri padroni, perché quello di prima se ne è andato e non tornerà più, forse sarà morto e noi possiamo fare della sua dimora il nostro covo di piacere. Tutto vogliamo godere. Ogni angolo ci appartiene e lo usiamo a modo nostro; non vi ascoltiamo, le vostre parole non ci interessano, anzi, vi diciamo di più; siete sciocchi a non fare anche voi altrettanto, godete, godete perché il benessere non avrà mai fine, anzi vi dico che aumenterà”.

Queste le parole dei molti stolti alle quali seguono le opere corrispondenti.

Ma ecco un giorno bussano alla porta, viene un uomo e dice: “Preparatevi, mettete in ordine la dimora, ognuno la parte che ha occupato, perché il padrone mi ha mandato ad avvertire che sta per tornare e vuole trovare tutto così come l’ha lasciato”. A questo punto, un altro scroscio di risate sgangherate, beffe e offese al povero messaggero che viene cacciato via senza alcun rispetto.

Passa un poco di tempo e viene ancora un altro a fare lo stesso annuncio: “Il padrone ha deciso di tornare, perché ha sentito dei grandi abusi che si fanno nella sua casa; ognuno si prepari e riordini la sua parte, altrimenti pagherà cara la sua insipienza.” Anche questo non viene ascoltato.

Qualcuno dice: “Sono tutte falsità, il padrone ormai non torna più, ma, siccome questi sono invidiosi, perché noi siamo i nuovi padroni, ci vengono a dire queste sciocchezze,: noi non crediamo”.

I messaggeri si susseguono continuamente, dicono tutti la stessa cosa; avviliti, si avvicinano agli amici più cari del padrone, a quelli che lo servivano più da vicino; queste le parole che dicono loro: “Voi almeno ci credete che il padrone sta per tornare, ve l’ha ripetuto tante volte che sarebbe andato, sì, via, ma che, al momento opportuno, sarebbe tornato. Guardate che caos c’è dappertutto; questi non vogliono credere, ci beffano, ci deridono, ci prendono per bugiardi”.

Allora i servi più vicini al padrone, che lo servivano continuamente, rispondono: “Il padrone, è vero, tornerà, l’ha detto e l’ha ridetto infinite volte, ma noi siamo convinti che ciò accadrà fra molto tempo, lasciamo intanto che costoro riflettano: perché dare loro tanta fretta?”

I messaggeri rimangono delusi e dicono tra sé: “Proprio nessuno ci vuole credere; torniamo dal nostro signore e riferiamo ciò che sta accadendo”.

Il signore si sdegna nel sentire tutto ciò e dice: “Riunite tutti i più fedeli, istruiteli a fondo, consolateli con le mie parole, dite così: “Amati che avete rispetto di questa dimora e l’amate tanto perché appartiene ad un signore che è tanto caro al vostro cuore, non vi avvilite se vedete tanto, disastro intorno. Non mescolatevi alla banda degli scalmanati, ma state fra voi, se essi non vi vogliono ascoltare, non parlate più, lasciateli pure liberi di agire a modo loro.”

Intanto sosteneteli con queste parole: “Il grande signore sta per venire, consolatevi, avrete poco da soffrire, poco da sopportare, spezzerà ogni catena, renderà di nuovo splendida la dimora e caccerà via gli indegni”.

Corrono i messaggeri felici e attendono e sperano che tutto ciò accada presto.

Viene il giorno, improvviso, inaspettato: il Cielo è come al solito, l’aria quella di sempre, gli ospiti mangiano, bevono, godono, distruggono, ridono, non si curano proprio di niente, già hanno dimenticato le parole dei messaggeri, si sentono liberi, liberi di fare a modo loro nella casa di altri. Ad un tratto, i suoni e le danze, le grida ed il chiasso cessano improvvisamente, come per incanto. Non si capisce cosa stia accadendo: le luci si spengono, eppure nessuno ha premuto l’interruttore; le musiche cessano, eppure nessuno ha spento; le urla e le grida cessano, eppure tutte le bocche sono aperte, ma non emettono più alcun suono. Tutto cessa, tutto si ferma, anche il più grande orologio, che mai si era bloccato, ora è immobile: la lancetta segna un’ora, un’ora precisa, ma non si muove più; nessuno capisce perché, nessuno comprende cosa stia accadendo. Tutti allora pensano alle parole dei messaggeri, vorrebbero sentirle di nuovo, un’idea gira nella loro mente: “Se avessero ragione?” Tentano allora di muovere i piedi, vorrebbero cercarli; dove sono, perché non li vedono? Non ce n’è neppure uno, uno solo, e pensare che erano tanti, tanti! Fra loro c’è anche una signora, una splendida signora, una regina: “Ci ha invitato con voce dolce, ma risoluta, a credere, a prepararci, ma ora cosa possiamo fare? Siamo immobili, inchiodati nel tempo e nello spazio.”

Il silenzio è profondo, il buio sempre più fitto; si attende, si vorrebbe credere che sia tutto un gioco, ma non si può farlo. Altro che gioco, questa è una terribile realtà!

Allora si vorrebbe gridare, chiamare, implorare, chiedere, ma il suono non esce dalla gola e le gambe sembrano paralizzate, neppure un passo si può fare in avanti o indietro. L’angoscia va crescendo, tutto si aspetta, ma ancora nulla sta accadendo. Il tempo non passa mai, tutti gli orologi sono immobili; quanto passa? Chi lo sa! La lancetta segna sempre la stessa ora; tutti gli orologi segnano sempre la stessa ora dello stesso giorno. Sembra che il tempo si sia fermato; tutti si guardano, sembrano inebetiti, ognuno è al suo posto, non si riesce a smuovere da lì, per quanta volontà ci metta; sembra divenuto di cemento. Ognuno ha la posizione che aveva nel momento fatale nel quale tutte le lancette si sono fermate, compresa quella del grande orologio che mai aveva cessato di pulsare. Gli occhi corrono proprio lì, ma la lancetta è immobile: che significa tutto ciò? Solo il pensiero corre, corre, tutto il resto è immobile, i cuori pulsano sempre più tumultuosamente. Tutto il resto è immobile. Le tenebre ora sono fittissime, quasi, quasi non si distingue neppure la fisionomia di colui che si ha vicino. Ogni luce è scomparsa e la nebbia è così fitta da far paura. Ad un tratto un grande bagliore: tutto si illumina, ma il silenzio è sempre profondo. Si spalanca la grande porta che dà accesso alla dimora e sulla soglia compare una figura maestosa, imponente, grandiosa: l’abito è regale, miriadi di servitori circondano il grande signore. Essi intonano canti dolcissimi; si possono riconoscere fra loro anche i messaggeri e la donna, anch’essa vestita regalmente e splendida come il signore.

Il padrone è tornato! Lo guardano estasiati anche i servi che prima gli erano più vicini, dicono tra sé: “Allora avevano ragione i messaggeri;: perché non abbiamo creduto? Egli ora ci sta guardando con volto molto severo, mentre ha un atteggiamento dolcissimo verso quelli che gli stanno intorno”.

Il padrone incede con massima potenza, sempre seguito dalla sua corte adorante; ad un certo punto, si ferma, gira lo sguardo di qua e di là, vede gli ospiti disobbedienti paralizzati dall’immobilità e dalla paura, alza il braccio e pronuncia una parola con voce potente da far tremare anche le pareti, lo sguardo è severissimo: “Via da qui, lontano da me, operatori di iniquità, increduli ed ingannatori. Via, non vi voglio più nella mia dimora!” Quindi si rivolge ai servi e dice: “Buttateli fuori e non rimangano ancora un attimo di più davanti a me”.

La bella dimora viene sgombrata, ripulita, resa splendida come prima, più di prima, perché il signore vi aggiunge tante altre suppellettili, cose sempre più belle, poi alza la voce, col volto però dolcissimo, e dice: “Venite diletti, venite, amati, tutto è per voi; io starò in mezzo ai miei adoratori e voi godrete ogni delizia”.

Stringiti a Me, Mia sposa. Hai capito ogni cosa. Vieni a godere con Me la grande Felicità!

Ti amo!

 

                                                                                              Gesù

 

 

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

26.03.95

 

 

La Mamma parla agli eletti

 

 

Piccoli amati, vorrei abbracciare ogni uomo, vorrei stringerlo tra le Mie Materne Braccia, ma i Miei figli Mi sfuggono; Io li chiamo, ma essi fuggono lontano. Quale follia ha preso il mondo, quale corsa verso la rovina; non sentono più le voci amorose che cercano di indurre al Bene!

Tutti deviano, tutti sviano, tranne pochi. Io non Mi do Pace. Parlo ai cuori, grido alle menti, Mi mostro in lacrime in ogni dove; voglio, con questi segni, che gli uomini comprendano e riflettano, ma gli uomini non vogliono né comprendere né riflettere: sono proprio ribelli!

Gesù ti ha spiegato, con una scena efficace, tante cose; la dimora è il mondo, il grande Signore è Gesù. Tutto è stato lasciato agli uomini affinché ne avessero cura; il Creato è come una casa bellissima piena di meraviglie, c’è tutto quello che può servire alla vita degli uomini e degli animali, c’è anche ciò che può dilettare lo spirito ed appagare la vista. Che incanto questo Universo, offerto all’uomo perché ne godesse pienamente! L’uomo però deve comprendere che nulla gli appartiene: vive in una casa che è completamente a sua disposizione, ma appartiene ad un Proprietario Che non è certo la creatura umana. L’uomo ha il compito di curare questo magnifico Dono, di farlo fruttare perché possa avere il cibo la propria famiglia, ma anche ogni piccola creatura che ha il diritto di vivere e godere. Perché ho detto farlo fruttare? Perché con un po’ di sudore l’uomo deve trarre il cibo per sfamarsi; prima non era così. Quando Adamo fu creato, la terra porgeva spontaneamente i suoi frutti, senza fatica, senza sudore. Adamo, poi, dovette procurarsi da sé il cibo con fatica e sacrificio; dopo il peccato aveva perso ogni privilegio.

Dicevo che l’uomo deve quindi procurarsi il cibo, ma non solo per sé, anche per i suoi piccoli, per la sposa e lasciarne anche alle umili creature che hanno pure diritto alla vita.

Gesù vuole anche evidenziare il cattivo uso che molti fanno di tanta Grazia: alcuni ne prendono fino alla nausea, altri muoiono di fame. Si allude ai popoli ricchi, lì dove le banche sono stracolme di danaro, le casseforti sono traboccanti di ogni bene, mentre un poco più in là c’è un uomo che non può vivere, perché grande è la sua miseria.

Parla quindi dello scempio che è stato fatto dagli avidi della terra; il paesaggio, così armonioso e gradevole alla vista, ha lasciato il posto a luoghi deserti divenuti tali dopo un esoso sfruttamento che ha distrutto ogni cosa. Si parla quindi dello spreco che c’è nei paesi industrializzati, spreco che ha come fine l’arricchimento di certe categorie a scapito di altre. Ecco il comportamento dell’uomo senza amore; sappiate, figli Miei, che dove non c’è fede non c’è amore e dove non c’è amore non c’è attenzione ai bisogni degli uomini, ma solo preoccupazione di soddisfare il proprio egoismo e l’inesorabile concupiscenza.

Solo in Dio c’è Amore; solo chi vive nella Sfera Divina comprende quanto è importante che ogni uomo abbia ciò che gli spetta, che siano rispettati tutti i suoi diritti, il primo del quale è quello della vita. Ogni principio morale ha in Dio il suo fondamento, ma se l’uomo, se la società bandisce Dio, se tradisce Dio, egli bandisce l’uomo, tradisce l’uomo.

Si parla quindi di una dimora che prima era più rispettata dagli uomini che almeno si preoccupavano di ringraziare il proprio Creatore per i Beni elargiti. Si allude qui ai tempi passati, quando a Dio il popolo eletto offriva olocausti continui per ringraziarLo dei Beni concessi.

Si dice che con l’andare del tempo l’uomo non ringraziò più, cominciò a godere sfrenatamente, senza neppure alzare il viso al Cielo per ringraziare e benedire il Datore di ogni Delizia.

Ecco i tempi moderni, questi nei quali voi vivete, figli benedetti: l’uomo gode di tutto, spreca i beni, distrugge ovunque gli riesca di farlo e non tiene in nessuna considerazione il Padrone. Anzi, per togliersi ogni scrupolo, qualcuno ha scritto, ha detto, ha ripetuto: “Dio è morto”. Questa terribile frase la sentirà ripetere, a sua condanna, nel momento scelto da Dio per scendere come Giustizia. Ci sono però tra questi ospiti alcuni ragionevoli e saggi che dicono ai fratelli la verità. Questi sono i giusti della terra, i giusti di ogni credo, i giusti che praticano le Leggi scritte dal Dito di Dio in ogni cuore. Non vengono però ascoltati costoro, ma le loro parole sono presenti davanti a Dio che nulla dimentica e se le sentiranno anche loro ripetere, per massima gioia, quando Gesù scenderà come Giustizia. Nella Lezione quindi si parla di messaggeri; non è difficile capire che questi sono i profeti; si parla anche di una Donna Regale Dolce e risoluta. Questa sono Io, la vostra Mamma, Che vuole chiamare a Dio il mondo intero.

I messaggeri non vengono però ascoltati, ma derisi oppure completamente ignorati. Essi, delusi e avviliti, vanno vicino ai servi più fedeli del Padrone, a quelli che gli erano sempre intorno. Costoro sono i ministri di Dio, i consacrati; cercano di far capire loro che essi annunziano proprio la Venuta Prossima del Padrone. Neppure essi ci credono; sostengono che deve passare chissà quanto tempo, che non c’è fretta e nel loro cuore si sentono comunque egoisticamente al sicuro.

I messaggeri, respinti, delusi tornano dal Padrone che si indigna e decide di tornare presto, per fare Giustizia. Prima però raduna tutti i giusti, i fedeli, i messaggeri, i Suoi adoratori, quindi, all’improvviso, come folgore, torna per compiere la Sua Giustizia. Davanti a tanta Potenza spiegata tutto tace: quando la Sua Voce Tonante risuona, ogni altra voce si acquieta, scompare. Tutto il Creato è in attesa. Ecco la Parola terribile: “Andatevene, fuori dalla Mia Vista! Tutti coloro che non hanno creduto non avranno, chi non ha favorito, con la sua azione, il Regno di Pace non ci entrerà: né consacrato né laico!”

Questo, angelo Mio, l’epilogo; tutto quindi ora ti è chiaro più di prima. Questo, esattamente questo in breve accadrà. Intorno a Cristo Re, Sovrano, ci saranno felici ed esultanti i Suoi amici, i profeti, gli adoratori, tutti i giusti, quelli che hanno creduto senza nulla vedere.

Tu, piccolo fiore, avrai il posto che tanto desideri per amore, solo per amore, vicino, vicino al tuo Gesù che adori giorno e notte, e, lo sai, non sarai sola a godere tanta Delizia, ma qualcuno che tanto ti somiglia sarà con te.

Aspettate, figli Miei, il compimento di ogni cosa. I tempi sono giunti, sono questi; ringraziate Dio per le Meraviglie che ha compiuto e che continua a compiere per i Suoi benedetti, per quelli che hanno sperato in Lui senza mai disperare.

Cristo è Vittorioso e voi con Lui; Cristo viene nella Gloria e voi sarete rigenerati dalla Sua Potenza.

Sono Felice per voi! Vi abbraccio ad uno ad uno e vi benedico.

 

                                                                                              Maria Santissima