Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

11.10.96

 

 

Miei amici, eletti, che mi adorate col cuore e con la testimonianza, aspettate nella mia pace il grande giorno: non tarderà, miei fedeli, è assai vicino, perché il mondo ha ormai stancato la mia pazienza. Ho indicato la strada, ho illuminato il cammino col mio raggio; ma gli uomini procedono con insipienza, non seguono il cammino indicato, ma quello della loro mente, annebbiata e distorta! Non c’è conversione nel mondo, ma continua deviazione. Il nemico conosce il limite del suo tempo d’azione e non riposa un istante, mentre i miei figli si abbandonano nel torpore e nell’insipienza, lasciando che i giorni sfuggano, infruttuosi, mentre dovrebbero contarli sulla punta delle dita. Ebbene, eletti, voi, che bene avete capito, dimostrate a tutti come si deve vivere in questo momento, grandioso. Testimoniatemi con coraggio; il vostro zelo non passerà inosservato: sempre qualche anima, ancora volta alla ricerca del bene, seguirà l’esempio ed il mio regno si arricchirà di una nuova creatura.

 

 

Sposa amatissima, Io, Io, Dio, chiamo ora, più che mai, con voce possente, ma il mondo si lascia assordare da altri richiami che non provengono da me. Vedo un generale stordimento che certo non può produrre bene. In esso è presente in modo assai evidente l’azione del maligno che prima stordisce e poi rapisce.

I miei amati, le creature predilette, nate dal mio infinito Amore, hanno, come mio dono, l’intelletto, ma non lo usano; hanno, come mio dono, il cuore, ma esso è divenuto di gelo; anche la volontà posseggono, ma che uso ne fanno? Contro di me, sposa diletta, sempre contro di me!

Non pecca, gravemente, solo colui che opera il male e compie abomini, ma anche chi, pur non macchiandosi di gravi colpe, mi ignora, non mi offre l’amore e la gloria che mi spetta.

Pensa, mia amata, ad un uomo, che tu con tanto amore hai accolto nella tua casa: se egli si servisse di tutta la roba tua, se mangiasse il tuo cibo, godesse dei tuoi beni, senza neppure degnarsi di ringraziarti, di guardarti, quando lo incontri nella tua dimora, che faresti? Certo, la tua risposta è ovvia e scontata: “Lo caccerei dalla mia casa per non accoglierlo più!” Ebbene, mia, amata, sposa, pensa agli uomini della terra: essi vivono nella mia casa, usano dei miei beni, godono la mia luce, si nutrono del cibo che mi appartiene, bevono le acque, che Io, Io, Dio, ho fatto sgorgare dalla terra e non mi degnano neppure di un grazie né alzano il volto verso di me per donarmi un sorriso, un saluto, un segno di riconoscenza! Quanti sono in questo momento sulla terra coloro che in tal modo agiscono? Tanti, sposa mia, tanti quanti, non puoi immaginare!

Tu, piccolo, mio, giglio, cammini per strada e mi benedici, per il raggio di sole che ti scalda, per la nuvola che attraversa il Cielo, per il passero che cinguetta sul ramo, per la foglia che si stacca e, lieve, si lascia cullare dal vento; non distogli lo sguardo dal mio volto e mi offri il tuo tenero amore con parole dolcissime che mi rivolgi, senza sosta. Chiedi a me di dilatare il tuo cuore per poter contenere un sentimento sempre più grande: ti sembra sempre troppo poco ciò che offri. Dolce, amata, sposa, quanta gioia mi dà questo tuo abbandono! Ecco che ogni tua preghiera viene esaudita e, prima che tu abbia finito di chiedere, hai già ottenuto. Non così, non così molti altri che pur godono dei miei doni: mai mi ringraziano, mai mi rivolgono un pensiero; prendono e consumano, prendono e sprecano, disperdono ciò che resta, senza rispetto dell’ambiente. Non vedo un palpito nel loro cuore né un anelito verso di me. Che devo fare con questi che mangiano il mio cibo, usano i miei beni, godono la mia luce, si scaldano al mio fuoco e neppure un saluto, un piccolo pensiero mi offrono? Se la mia logica fosse come quella umana, dovrei averli cacciati da molto fuori dalla mia casa; ma Io sono Dio, non uomo. La mia logica, sposa amatissima, non è la logica umana e il mio Cuore non è di gelo, come quello degli uomini: Io, Io attendo e chiamo, attendo e paziento; aspetto che l’anima si volga a me e mi dia l’amore che mi spetta, la gloria che mi appartiene.

Piccola cara, se dovessi, in questo momento, cacciare fuori dalla mia casa tutti gli indegni, ti dico che essa rimarrebbe quasi deserta. Amata sposa, non intendo, tuttavia, tollerare ancora a lungo questa situazione: se tutta la terra entro breve termine non si convertirà, se gli uomini persevereranno nel male e nella durezza di cuore, nella indifferenza e nella grande superficialità, Io la scuoterò, come si fa con una tovaglia e farò cadere anche le briciole; sopra nulla più resterà, se non ciò che Io voglio che resti! Ancora poco concedo, ancora poco: molto ho già dato, non intendo aggiungere altro tempo a quello donato. Chi non ha voluto comprendere non potrà farlo ancora a lungo; deve decidersi, subito! Le mie Leggi devono tornare ad essere le uniche guide ed i miei precetti i grandi insegnamenti da seguire. Non permetterò più agli uomini di modificare ed alterare le mie parole, a loro arbitrio. Fuori dalla mia casa gli ingannatori, i falsi profeti, gli operatori di abomini, i maghi, gli incantatori, gli evocatori di spiriti! Voglio liberare la terra da ogni malizia; la scuoterò ben bene, sposa amata: cadranno anche le minime briciole ed il male non si troverà più in essa. Questo dico e questo farò in brevissimo spazio di tempo.

Tu, sposa, mi dici, spesso, queste parole: “Mio adorato Gesù, desidero che ogni bocca si apra per dirti le parole più belle, le frasi più soavi. Desidero che ogni cuore bruci d’amore per te, mio Amore, unico Amore; nessun uomo deve più fare ciò che ti dispiace, ma solo agire conforme al tuo, santissimo, volere.

Questa tua preghiera, tra breve, sarà pienamente esaudita. Il mondo, che vedrai, sarà composto di uomini, tutti Miei, tutti volti a compiere la mia volontà. Non si troverà, mia piccola, chi mi girerà il dorso; non esisterà più sulla terra, perché nel grande scossone, come briciola, sarà caduto e non si troverà più! La mia casa sarà chiamata dimora santa, luogo di dolcezza e di pace, culla dell’Amore e della tenerezza!

Resta in me, sposa. Resta a godere le mie carezze, amata, che mi appartieni. Un grande, nuovo, giorno sorge all’orizzonte: esulta in me, offrimi gioia, vivi per me!

                                                                                  Ti amo. Vi amo.

 

                                                                                              Gesù

 

 

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

11.10.96

 

 

La Mamma parla agli eletti

 

 

Miei cari figli, testimoniate con coraggio. Mostrate a tutti la via di Gesù; siate sempre suoi, palesemente: tenete addosso un segno che dimostri il vostro amore per lui.

Vedo che molti di voi hanno gioielli, collane, oggetti, preziosi, da esibire: no, figli! No, amati figli: non ostentate queste cose! Tenete al collo la croce e tenete tra le mani il Rosario, la dolce corona che vi rannoda a Dio ed a me. Questi sono i vostri, grandi e preziosi, tesori; gli altri vendeteli, gli altri regalateli ai bisognosi. Fate felice una creatura nel bisogno e Gesù farà tanto felici voi.

Le gioie ve le dona Gesù: ciò che date al povero lo offrite a lui; egli è tanto, tanto generoso e vi ricambia sempre con il centuplo. Disfatevi, senza fatica, del superfluo, aggiungete anche un pochino del resto, se serve; non lasciate il bisognoso con la mano tesa, invano, e guardate i suoi occhi: è Gesù, povero, che chiede; a Gesù, povero, voi donate!

Figli amati, le cose cambieranno in peggio: altre povertà si aggiungeranno a quelle presenti e altri miseri busseranno alle vostre case. Si prepara un periodo di stenti e privazioni: i paesi ricchi devono lasciare parte dei loro beni; chi non li ha lasciati “per amore” dovrà lasciarli “per forza”.

Dio così ha stabilito: entrerà – l’ha detto e l’ha ripetuto più volte – entrerà in una casa non invitato, non busserà: la porta si aprirà da sola davanti a lui; prenderà ogni cosa, toglierà ogni cosa, talora anche la vita!

Guai a chi si è tenuto, stretti, stretti, i suoi beni e non ne ha fatto parte col povero! Guai a chi ha lasciato che le lacrime scorressero sulle guance dell’indigente, senza provare alcuna pietà!

Ricordate, sempre, le parole del mio Gesù: “Quel giorno dirò: ebbi fame e non mi desti da mangiare; ebbi sete e non mi desti da bere; avevo tanto freddo, ma tu non mi desti di che coprirmi.”

Piccoli miei, amati figli, tenete sempre ben presente questa lezione: date a chi vi chiede, per vero bisogno, non rattristate il cuore del fratello. Date con gioia, come se la mano che vedete fosse quella di Gesù.

Ecco, ecco che i tempi della generale carestia si stanno facendo evidenti! Nessuno tremi, nessuno di voi gema; accettate con pace il volere Divino e sappiate soffrire un pochino per lui perché si realizzi il suo piano: egli ha tanto patito per voi perché potesse realizzarsi a pieno il progetto del Padre!

Vi amo, figli cari. Vi amo! Nella tristezza del cuore sentitemi vicina a voi e posate il vostro capo sul mio Cuore, come bimbi bisognosi di tutto: la mia mano accarezzerà il vostro capo e tergerà il vostro pianto. Il tempo del dolore non avrà lunga durata, ma brevissima durata e una Mamma sarà sempre accanto a voi, pronta a sostenervi e consolarvi. Vi dico questo non perché le pene saranno assai gravi, ma perché voi siete come bimbetti e vi avvilite per un nonnulla: assomigliate a quel piccolo che piange, perché si è graffiato il ditino e corre a mostrarlo, tutto preoccupato, alla madre.

Figli tanto amati, venite, venite da me, venite: Io medicherò le vostre, piccole, ferite e ve ne andrete contenti, come se già fossero scomparse. Siete i miei piccoli e come tali vi considero e vi amo. Guardate ora il mio viso, alzate gli occhi verso di me; vedete: vi sorrido, con infinita tenerezza vi sorrido.

State in pace, figli cari. Restate in letizia: siete tanto, tanto amati!

 

                                                                                              Maria Santissima