Opera scritta
dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi
08.12.96
IL GIORNO DELLA VITTORIA È VICINO
Eletti, il grande
giorno, tanto atteso da voi, si avvicina. Siate pronti ad accoglierlo, siate
preparati a viverlo: ogni istante, che vi dono, deve servirvi a preparare il
vostro essere a quel momento.
Miei cari, molti mi chiedono
perché tanto dolore in questi tempi, così grandiosi, che precedono quelli da me
preparati sin dall’origine del mondo.
Ho già risposto più
volte tramite la mia piccola sposa; ma vi ripeterò tutto, se ancora non avete
ben compreso: il dolore, che gli uomini rifiutano, il tormento, che essi
respingono, sono le monete che servono per pagare il dono unico, e grandioso,
che sto per farvi. Nessuno è esente dal dolore, perché è necessario per entrare
nel regno della felicità senza confini. Io, Io, Dio, non l’ho
voluto, certo, il dolore: l’uomo, che ho creato, doveva essere felice con me,
godere ed obbedirmi; la terra era un Paradiso, incantevole, ed il Cielo,
felice, sorrideva ad essa che grondava di rugiada Divina.
Il mio sguardo,
benedicente, era ovunque; il mio Amore abbracciava ogni creatura che era bella ed armoniosa e traspirava profumo Divino. Tutto era un
incanto, tutto armonia, tutto soave musica.
Per ultimo, come
tocco finale e sublime, in questo, splendido, Paradiso posi l’uomo, mia dolce
creatura prediletta, fatta a mia Immagine e Somiglianza. Le dissi: godi, godi, creatura bella, godi e domina sulle altre creature
inferiori. Ti offro questa, bella, dimora: tu occupati di essa con amore,
rendila sempre più armoniosa con la tua creatività che ti fa sempre più simile
a me. Godi, creatura mia, e fa’ godere queste, piccole ed
umili, creature che tanto care sono pure al mio Cuore.
L’uomo si guardò
intorno, incantato e felice, guardò ogni cosa, diede
subito il nome a quelle splendide cose; Io sorrisi, soddisfatto, ed egli mi
rispose, beato.
Gli posi vicino
un’altra creatura, molto simile a lui, che gli facesse compagnia: insieme,
dovevano riempire di sempre nuova felicità il mondo, gioioso, che avevo loro
affidato.
Guardai tutta la mia
creazione: era splendida. Guardai in modo speciale l’ultima creatura uscita dal
mio Cuore: ne rimasi compiaciuto e soddisfatto. Alzai la mia mano e benedissi
ogni cosa.
L’uomo era
bellissimo nella forma e nella sostanza. La sua anima, pura e candida, gioiva e
si dilettava in esso, come bimbo neonato in una morbida culla; mi sorrideva ed
Io rispondevo col mio sorriso. Il resto
accadde in un giorno, terribile: il mio nemico, invidioso, operò con massima
astuzia. Tutta quella felicità delle mie creature lo faceva impazzire di rabbia,
perché egli era tanto infelice, a causa della disobbedienza, causa
della sua rovina. Le due belle creature, tutte armonia e
gioia, si fecero mordere il cuore dal maledetto che le indusse alla sua
stessa disobbedienza. Immediatamente, mutò ogni cosa; insieme al cuore, anche
l’aspetto, così armonioso e sublime, divenne orrendo: l’armonia iniziale non
esisteva più.
Il mondo, nel quale
avrebbero dovuto da quel momento in poi vivere, doveva essere totalmente
diverso. Furono cacciati fuori dal mondo splendido: non ne erano più degni. Vennero immersi nel dolore e nella fatica e tutto avrebbe
dovuto essere guadagnato con pena e con sudore, tutto, tutto ciò che prima il
mio Amore porgeva, gratuitamente.
Sposa cara, gli
uomini soffrono tanto – dillo e ripetilo, senza stancarti – soffrono molto, a
causa della loro disobbedienza: essi stessi sono la causa del proprio dolore.
Io, Io, Dio, sono l’Amore che cerca ogni uomo per abbracciarlo e farlo godere,
sono la luce che vuole squarciare ovunque le fitte tenebre; sono pace,
sollievo, gioia Io. Io, Dio, voglio donare le gioie più sublimi; ma gli uomini
le rifiutano, per la loro continua disobbedienza.
Io, Io, Dio,
riaprirò l’Eden, il luogo di delizie e beatitudine in terra; ma il prezzo che
chiedo per entrarvi è l’obbedienza attraverso il dolore: chi soffre, ma
obbedisce, chi sopporta il tormento, ma mi benedice godrà, poi, per sempre;
chi, pur costretto a sopportare, ancora si ribella, soffrirà molto sulla terra,
senza mai godere neppure in seguito. Misero colui che
non piega il capo con umiltà, accettando il mio volere! Misero chi impreca
contro di me e si ribella, continuamente: è come un lebbroso che mai giungerà a
guarigione!
Per condividere la
vostra sorte di peccatori, pieni di dolore, mi sono incarnato in un seno,
purissimo, esente da ogni macchia, mi sono fatto colpevole, pur essendo
innocente perché ognuno di voi potesse un giorno riavere l’integrità originale.
Ho sofferto quanto nessun uomo patirà mai. La mia sofferenza, unita a quella
della mia Santissima Madre, vi ha aperto le porte della felicità. Spetta, però,
a voi dare gli spiccioli necessari: il resto è già stato tutto pagato col
nostro, grandissimo, dolore. Le pene, quindi, che voi patite, sono solo moneta
spicciola, sono solo il poco che serve per ottenere un bene, infinito,
guadagnato da noi. Se gli uomini non peccassero, se gli uomini capissero che
ogni peccato aumenta il debito, singolo e collettivo, presto tutto sarebbe
saldato e la grande armonia tornerebbe sulla terra; ma gli uomini d’oggi sono
tanto insipienti che, invece, di alleggerire la loro sorte l’aggravano
con peccati, gravissimi, di ogni genere. Come devo, allora, agire con questi
insipienti, testardi?
Può l’innocente
pagare per il colpevole? Può colui che fa ogni sforzo
per allontanarsi dal peccato continuare a pagare le pene delle colpe altrui?
Non accadrà più così; c’è già pronta la scissione fra gli uomini: chi merita di
entrare, perché docile ed obbediente, entrerà, godrà,
vivrà una nuova vita, felice, come mai prima; il testardo seguirà un’altra via
e pagherà di persona la sua insensatezza!
Attendete, giusti, attendete il mio segnale: vi farò entrare nello splendido
regno, preparato per voi. Godrete, come il primo uomo godette.
Ognuno seguirà la strada, che proprio in questo tempo si è scelto.
Sposa, dolce e
amata, ancora un poco, poco, poco ed il dolore
scomparirà; solo gioia godranno i miei, fedeli, amici: vedranno il mio volto,
amoroso, e la loro felicità mai conoscerà fine.
Ti
amo. Vi amo.
Gesù
Opera scritta
dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi
GIORNO SANTISSIMO
DELL’IMMACOLATA
08 Dicembre 1996
La Mamma parla
agli eletti
Figli, che
meraviglia è il momento della creazione, ricordato dall’Altissimo: giorno,
splendido, di grande felicità! Se quello, figli cari, fu tale, non meno lo
sarà, certo, quello che sta per giungere, che sta alle porte: giorno di grazia infinita, di luce sfolgorante; giorno, nel
quale si rinnoveranno tutte le cose: lo vedranno tutti, ogni uomo vedrà il volto,
splendente, di Cristo, trionfatore, che ritorna. Tutti, come vi ho detto, lo
vedranno, ma lo godranno solo i degni, coloro che hanno
capito in tempo e si sono preparati con amore a questo, grandioso ed unico,
avvenimento.
Oggi, piccoli cari,
si festeggia me come Madre, concepita senza peccato originale: il Paradiso è
tutto un tripudio. Gesù è davanti a me in vesti regali: è splendido e
maestosissimo; gli occhi, dolcissimi, guardano ciascuno di voi. Ecco: anche i
miei vi stanno guardando e ancora i nostri Sguardi s’incontrano, gioiosissimi. Egli apre la bocca e mi dice: “Madre
amatissima, benedico in modo speciale le creature, sulle
quali in questo momento posi il tuo sguardo. Tu le
abbracci con la tua tenerezza materna; Io le benedico ad una ad una e le rendo
forti e salde.
Mamma amatissima,
per il tuo sì, sublime, esse potranno tra poco esultare. Vedi: tendono a te,
splendido giglio, le loro mani. Ti vedono quale sei: la più alta Creatura dell’intero
creato. Ti amano e vogliono venirti accanto. Ebbene, Mamma, dì loro che tra
poco esse, sì proprio esse ti faranno corona. Tu sei
la stella più splendente; esse, tutte intorno a te, si accenderanno di luce,
ciascuna secondo i propri meriti. Ti dico che saranno una corona, splendida,
che tutti potranno contemplare, allorquando Cielo e
terra esulteranno e trionferanno insieme. Madre dilettissima, ipetila più volte ai figli amati questa promessa: il tuo
trionfo accanto a me sarà il loro trionfo; il tuo Cuore Immacolato vincerà,
presto, la battaglia.
Vedo i volti di
questi amati piccoli un poco affaticati, vedo i loro
occhi lucidi di pianto; mi dicono: “Gesù, sono felice, sono felice. Queste pene, che soffro, sono cosa da nulla, in confronto a ciò che
avrò”. Sorridono le dolci creature, mentre lacrime, silenziose, bagnano
il viso.
Dì loro, Madre
Santissima, che questi saranno le ultime lacrime, gli ultimi
sospiri, gli ultimi tormenti; ancora poco, poco, veramente poco e questa scena
del mondo passerà. L’altra è pronta, splendida, unica; può essere paragonata a
quella degli albori del tempo, ma ti dico che è ancora più splendida, molto di
più: la terra è stata resa feconda dal mio sangue, preziosissimo, che si è bevuta fino all’ultima goccia, produrrà, quindi, delizie e
delizie, sempre nuove, sempre più splendide.”
Queste, figli cari,
le parole del mio Gesù. Ho visto tanta gioia sul suo viso: è una luce di uno
splendore indicibile. Com’è felice di scendere a cambiare la sorte dei suoi,
diletta! Com’è felice di tramutare il dolore in gioia, l’immenso dolore in immensa gioia!
Oggi unite le vostre
preghiere alle mie, le vostre suppliche alle mie: oggi è un giorno
specialissimo ed il suo Cuore vuole concedere per
farvi felici. Chiediamo la salvezza delle anime. Chiediamo che si spezzino i
cuori di pietra e penetri in essi il suo raggio, la goccia, sublime, di rugiada
che li rinnova. Oggi questo è il fiore che vi chiedo: unirvi a me nella sublime
preghiera.
Vi amo tanto, tanto.
Vi stringo al mio Cuore tutti, specialmente, i più sofferenti! Per te, figlia
cara, c’è una dolce carezza.
Maria
Santissima