Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

24.12.96

 

 

Eletti, amici cari, le mie ali sono aperte per accogliere questa Umanità, dolente e tribolata. Ogni uomo trovi riparo, perché il tempo è finito ed il grande giudizio sta giungendo. Voglio la vita e non la morte di ogni creatura; voglio la gioia e non il dolore di ogni uomo. Desidero asciugare le lacrime che scendono, a fiumi. Ogni cosa è pronta per il mutamento e l’Universo freme di gioia e d’impazienza; ma i cuori, i cuori umani non sono ancora pronti. Ho tolto qualcosa; ho lasciato ancora molto. Ora toglierò molto; lascerò solo qualcosa: desidero che i cuori dei figli tornino a me, leggeri e pronti al grande cambiamento, che voglio operare in ciascuno di essi.

 

 

Sposa amata, voglio salvare, voglio proteggere, voglio donare le gioie sublimi che solo in me sono riposte. Voglio, ma non posso, se gli uomini si ribellano, continuamente, al mio volere. Piccola mia, strumento docile nelle mie mani, non stancarti di ripetere le mie parole: ogni uomo si abbandoni a me docile, docile; ogni uomo si doni a me, senza ribellarsi. Chi mi sfugge è perduto, chi mi sfugge non troverà più la strada, perché la grande tenebra dell’errore ha avvolto ogni cosa e la rende irriconoscibile. Ecco: chiamo, chiamo dai tetti, chiamo da ogni angolo di strada, chiamo le mie, dolci, creature. La mia voce è alta e tutti la possono udire, tutti la devono sentire, perché non è un uomo che apre le labbra, è Dio che vuole a sé ogni uomo, vuole ciò che è suo, vuole ciò che gli appartiene.

Il mio Cuore è trafitto da mille spade, perché gli uomini continuano a colpirmi con la loro indifferenza. Quanti, sposa amata, continuano a vivere come se Dio non fosse, quanti, come se Io non esistessi! Ecco: ancora un Natale d’Amore. Nasco per salvare, per portare la grande gioia, la perfetta felicità. Sono nato già in molti cuori, sono cresciuto in molti cuori; sono adulto in molti cuori, ma quanti ancora sono privi di me? Voglio nascere in tutti: ogni uomo mi appartiene, non qualche!

Piccoli cari, vi ho creato liberi perché possiate correre a me, spontaneamente: non voglio amori forzati, non desidero cose, fatte contro voglia. Chi viene a me deve farlo, liberamente, per scelta e non per costrizione. Che senso avrebbe un amore diverso? Sono il vostro Creatore: tutto ciò che esiste è uscito dalle mie mani. Sono colui che vi sostiene in vita: tutto ciò che avete proviene da me, è mio. Sono colui che anche in questo, unico e grandioso, Natale si fa piccolo, piccolo per nascere ed entrare in ogni cuore che mi desidera.

Sposa amata, grande cosa che Io nasca anche oggi tra gli uomini, uomo, come loro, piccolo bimbo, come i loro bimbi. Desidero che quest’anno gli uomini non si creino luci artificiali e non ascoltino solo canti natalizi che non penetrano più nel profondo dell’anima, tanto sono scontati.

Voglio che i miei diletti accolgano la mia luce, vedano la mia luce che scende per illuminarli ed aprirli alla vita.

Figli cari di tutto il mondo, perché vi create tante cose artificiali, quando c’è un, grande e splendido, sole che vuole sorgere in voi per non più tramontare? Spegnete quelle luci, ingannevoli, spegnete tutto! Solo allora potete vedere la nuova alba che sorge, la nuova alba che è già sorta per voi, per tutti, amati, che mi ascoltate: non c’è uomo che Io non ami teneramente, non c’è uomo che il mio Cuore non voglia accogliere. Chi resta fuori è perduto; ma Io, Io, Dio, voglio che nessuno si perda.

È facile accostarsi alla culletta di un bimbo; ebbene, accostatevi tutti alla mia, piccola, culla. Certo, avete fatto il presepe; certo, i vostri occhi guardano con gioia il piccolo bimbo, posto nella mangiatoia. Ebbene, quest’anno vi chiedo di non guardarlo con sguardo distratto, non di sfuggita, ma inginocchiatevi vicino, entrate in voi stessi e riflettete: nel silenzio e nella pace farò udire nel cuore di ciascuno la mia voce. C’è un messaggio speciale, pronto per voi; questa volta non ve lo porgerà la mia dolce sposa, ma Io stesso, Io stesso in questo Natale parlerò a voi per dirvi quello che dovete ormai conoscere. Restate nel silenzio e nella grande riservatezza: Io parlo nella vostra anima. Io voglio vivere e troneggiare in essa. Ho grandi doni, da porgere, ognuno avrà il suo, tanto sospirato.

Guardate, vi ho detto, le vostre, piccole, culle, quelle dei presepi che avete fatto: quel bimbetto oggi tende in modo speciale le sue manine e piange, perché desidera che lo abbracciate, che ve lo stringiate forte, forte al cuore. In quante case quell’angolo, quello nel quale avrebbe dovuto esserci il presepe, è vuoto, è vuoto, come il cuore, è gelido, come la notte che è scesa ormai in quegli esseri!

Il piccolo bimbo piangerà nella sua culla, piangerà anche quest’anno, tendendo, invano, le sue manine verso il mondo, indifferente. La Madre mia, dolcissima, guarderà ripetersi la scena, consumata, quella ormai ordinaria. Ella, ella, la Santissima, l’amorosissima, non mi lascerà nella tristezza e nel pianto: le sue dolci braccia mi accoglieranno ed i suoi, teneri, baci mi consoleranno; intorno avrà i cuori puri, i cuori ardenti. Essi potranno accogliere il piccolo Gesù, nato per tutti, ma accolto e desiderato da pochi; ognuno lo terrà tra le braccia, asciugando le lacrimucce, e vedrà il pianto mutarsi in un sorriso. Ebbene, quel sorriso sarà la promessa d’immensa felicità: chi lo avrà non soffrirà più, non conoscerà più il dolore né il tormento; sarà invaso da un’onda, gioiosa, che lo travolgerà.

Dico ai miei amati, ai diletti del mio Cuore: venite, venite, venite a me, senza timore. Oggi è il giorno propizio: sono ancora un piccolo bimbo, un bimbo che vuole attirarvi a sé. Non attendete! Non fate passare, invano, anche questo Natale, grandioso!

Tra breve vedrete venire un Uomo glorioso, gloriosissimo, circondato dalle sue schiere angeliche; allora, allora sappiate che ogni cosa avrà compimento e passerà il mondo con le sue luci artificiali, con le sue ombre di morte. Nel Cielo splenderà il nuovo astro; ma la sua luce sarà tanto abbagliante da non potersi sostenere da parte di coloro che non ci sono abituati. Costoro resteranno ciechi e si dovranno avviare verso la destinazione dei ciechi.

Sposa, amata, diletta, voglio inondare il mondo di luce; gli occhi, però, devono abituarsi piano, piano: preparatevi tutti. Sposa cara, resta stretta, avvinta al mio Cuore: questo Natale sia di totale intimità col tuo Dio.

Vieni a me, sposa. Vieni, esulta ed attendi nell’obbedienza e nel servizio.

                                                                                  Ti amo. Vi amo.

 

                                                                                              Gesù

 

 

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

24.12.96

 

 

La Mamma parla agli eletti

 

 

Piccoli, tanto amati, siate pronti pronti, palpitanti di gioia sublime, perché Gesù torna sulla terra, ancora come bimbo, nel Natale, pieno di misericordia e pronto ad elargire le sue splendide grazie.

Eccolo, eccolo qui, tra le mie braccia! Ha tanto pianto per il freddo, non per quello dell’ambiente, figli cari, non per quello meteorologico, miei diletti, ma per quello dei cuori!

Il piccolo nato si è guardato intorno, ha visto tante luci, ma ha sentito gelo, gelo profondo; ha girato i suoi occhietti ed ha notato indifferenza e superficialità. Ha teso le manine per essere preso tra le braccia degli uomini, ma essi erano molto distratti: stavano rincorrendo le vanità del mondo. Ha teso le manine per far sentire il, dolce, palpito del suo Cuore; ma molti non l’hanno degnato che di uno sguardo fuggitivo! Ha teso le sue manine e non ha veduto intorno volti sorridenti, pronti a stringerlo al petto, ma schiene che si allontanavano! Ho visto gli occhi riempirsi di lacrime: osservavano le amate creature andarsene, freddamente, ognuna intenta a fare il male.

Ecco: in questo momento, sublime, nel quale il creatore scende sulla terra, l’oceano del male lambisce ogni angolo. Si parla, si parla, si fanno progetti, si pronunciano parole di giustizia e di pace, ma nel profondo non c’è alcuna intenzione di applicare la giustizia, di dare la pace.

Il mio bimbo ha guardato, a lungo, intorno: il suo, dolce, viso si è bagnato tutto di calde lacrime; Io, Io l’ho preso tra le mie braccia amorose, l’ho adorato, l’ho consolato, gli ho porto il caldo alimento del mio seno. Ecco: ora il piccolo, grande, Re si è assopito, sazio e sereno.

State, figli cari, accanto alla culla e scaldate il mio piccolo, sorridete a lui. Vedo i vostri cuori, eletti, vedo che sono divenuti anch’essi caldi nidi, accoglienti, pronti ad accogliere un piccolo di tale dignità. È Dio, è Dio quel bimbo, che ora poso nel vostro, accogliente, nido. Il pargolo Santo sorride, beato; sì, nei vostri cuori sorride, beato: quella è la culletta che preferisce, quello il nido, nel quale riposare beato.

Ecco, ecco figli amati, giro per il mondo col mio bimbo tra le braccia. Tutto lo percorro, da un capo all’altro; anche il mio sposo, amato, è con me, mi accompagna, amoroso e fedele, e adora il piccolo che lo chiama con lo sguardo. Ecco, vogliamo portare la nostra armonia in tutte le famiglie del mondo.

Entriamo, silenziosi, in una casa, in punta di piedi e ci guardiamo, dolcemente. Sentiamo una soave ninna nanna: un bimbo è nel suo lettino e la madre lo veglia, il papà lo protegge. Ci scambiamo un sorriso: ecco, ecco, diciamo, un dolce nido d’amore. Il mio piccolo alza la manina, sorride e benedice la nuova famiglia: dona la pace, dona la sua gioia. È lieto ora il piccolo Dio, è lieto, per la scena che ha visto. Chiude gli occhi e riposa con la testina sul mio seno, ardente d’Amore, mentre Giuseppe appoggia la sua mano sulla piccola manina e la bacia, teneramente.

Siate lieti in Dio, figli del mondo. Portate la sua letizia e la sua pace ad ogni uomo! Il suo ritorno trovi il mondo pronto, come un nido, caldo ed accogliente, dove vivere.

Vi amo. Vi amo. Adorate Gesù!

 

                                                                                              Maria Santissima