Opera
scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi
23.10.97
Eletti, amici cari, vengo a voi con Amore e vi conduco
con me giorno dopo giorno. Non abbiate paura, non abbiate mai paura: qualsiasi
cosa accada, ho un magnifico progetto per ciascuno di voi e lo sto realizzando.
Lasciatevi condurre e vivete nella mia luce.
Sposa
amata, ogni uomo può accedere alla gioia ed alla pace, ma deve sapersi
abbandonare a me in ogni momento: in quello della gioia perché essa non si
trasformi in superbia e compiacimento di sé; nel momento del dolore perché non
si trasformi in grande smarrimento e disperazione. In me dovete vivere, miei
cari, perché la vita divenga piena di luce.
Non
tutti gli uomini hanno gli stessi doni: c’è chi ha molto, c’è chi ha
moltissimo; c’è chi ha poco, c’è chi ha pochissimo. Ebbene, c’è un grande
progetto d’Amore per ognuno; il mio giardino è vario: non ci sono solo le
bellissime rose, gli stupendi gigli; i miei prati sono pieni di timide
violette, di candide margherite, di umili fiori di campo. Tutti li amo e tutti
ho creato per la felicità.
Sposa
mia, il mondo crede che colui che ha più doni in ricchezze e beni vari sia più
felice, commisurando la felicità alla quantità di beni posseduta: quanto è
sbagliato questo modo di vedere! Davanti ai miei occhi le cose stanno ben
diversamente: elargisco ad alcuni grandi doni, ma non perché essi restino inutilizzati.
Dono molto, ma esigo molto! Se per esempio, do un grande intelletto, esigo il
corrispondente. Chiedo molto a chi ha molto; sono un padrone molto esigente,
sposa cara, quello che offro ad uno deve arricchire molti!
Pensa ad
un braccio forte e robusto: esso deve servire tutto il corpo, non solo una
parte di esso. Così vale per gli altri membri, gli altri organi: ognuno deve
eseguire, accuratamente, il suo compito. Chi ha doni non li tenga per sé, ma ne
faccia godere gli altri. C’è chi ha poco assai poco; pensi che questo sia più
infelice di un altro che è dovizioso e potente? No, sposa mia, non è così: se
l’uomo ha il coraggio di togliere al suo simile anche il necessario per vivere,
Io, Io, Dio, provvedo a compensare: offro alla creatura le mie delizie
interiori, sempre che essa faccia la scelta di abbandonarsi a me.
Vieni,
diletta, oggi ti porto in un piccolo villaggio sconosciuto al mondo; qui vive
una comunità composta da poche famiglie. Vedi come sono povere le case,
semplici e disadorne. È quasi l’alba ed il padre si alza, guarda ad uno ad uno
i suoi figli, li accarezza, teneramente, e si reca a procurare per loro il
cibo. Anche la madre esce dal povero giaciglio; guardano, insieme, teneramente
i loro figli e in silenzio compiono il loro lavoro, ma prima d’iniziare la
giornata si inginocchiano insieme e pregano. Vedi: quale luce nei loro occhi,
quanta pace nel loro cuore! Mi chiedono di poter avere il necessario per
nutrire i piccoli e mi ringraziano, per il nuovo giorno che è sorto. Io li
benedico e consolo la loro miseria con una grande dolcezza, che provano nel
profondo. Essi non possono recarsi alla Chiesa: non hanno una Chiesa vicina.
Essi non possono godere del dono, infinito, dei Sacramenti; ma Io, Io, Gesù,
entro, soavemente, nel loro cuore e lo riempio di me.
Vedi,
sposa: questi, forse, morranno, senza mai cambiare condizione; sono le timide
violette del mio giardino che mi adoreranno e vivranno alla mia presenza,
felici come i gigli e le rose dai petali vellutati.
Ti
conduco in un luogo assai diverso: vedi qui una casa molto signorile. Ovunque
sono evidenti i segni del grande benessere. Il padre si alza di malumore,
prende la sua potente automobile e sfreccia via; i piccoli sentono il rumore e
si rattristano: anche oggi il padre se n’è andato, senza neppure salutarli,
senza porgere la sua carezza, senza guardarli. La madre indugia molto, prima di
alzarsi. Il suo sguardo è triste e deluso. Prepara la colazione ai piccoli, ma
di malumore; essi non possono neppure rivolgerle una parola, perché risponde
sgarbatamente. La sua testa è piena di grandi preoccupazioni: non c’è tempo per
la tenerezza, tanto meno per la preghiera e l’offerta a me della giornata. La
sua vita si svolge sempre così. I molti problemi le hanno tolto la pace e la
serenità e non trova mai il tempo per me. Come vedi, la Chiesa è a breve
distanza; in essa, tra poco, si celebra la S. Eucarestia. Io chiamo ed invito,
ma questa non sente e non viene. Voglio porgere le mie delizie, ma non vengono
accettate.
Vedi:
questa persona potrebbe avere molto, ma si priva di tutto: qui ci sono la vera
povertà e la grande miseria! Il giudizio nei suoi confronti sarà assai duro,
perché ha respinto i miei doni!
Ora ti
mostro una terza scena: vedi un luogo assai confortevole: è una parrocchia
assai ricca, dove il sacerdote vive molto agiatamente. Una donna suona alla
porta; è agitata ed inquieta: il marito sta molto male. Ella di buon’ora è
corsa a chiamare il ministro di Dio per l’estrema unzione. Il
sacerdote
sente suonare, ma indugia:, è infastidito, per essere disturbato a tale ora e
non ha alcuna intenzione di uscire fuori dalle morbide coltri per rispondere a
chi lo importuna. La donna non si dà pace: pensa al pericolo che corre lo sposo
che non si confessa da anni ed ora sta per morire.
Finalmente,
dopo molto tempo e continua insistenza, il pigro ministro si affaccia, assai
infastidito, per essere stato disturbato nel bel mezzo del sonno, ascolta le
parole, concitate, della povera donna e promette di andare. Torna nel letto,
caldo ed accogliente: com’è duro alzarsi, com’è penoso uscire a tale ora! Pensa
di rimandare ed attendere: ancora un piccolo sonno e poi ci andrà, con comodo,
con molto comodo. Passano lunghissime ore; il malato peggiora e il ministro non
arriva. Quando, finalmente, si decide, il poveretto è morto, senza il conforto
del Sacramento!
Dimmi,
sposa amata, che pensare di un simile consacrato? Per costui ci sarà un
giudizio assai severo, perché non ha fatto bene il suo dovere!
Siate
accorti, uomini della terra: date sempre, in proporzione a quanto avete
ricevuto, perché Io, Io, Gesù, sono un Padrone, assai rigoroso, che esige fino
all’ultimo spicciolo!
Oggi ti
dono le delizie del nuovo giorno. Porgi ai fratelli con generosità e parla ad
essi di me, della mia pietà, della mia tenerezza, del mio infinito Amore. Siate
simili a me: siate buoni gli uni con gli altri, pieni di tenerezza e di amore.
Vieni
sul mio Cuore, sposa diletta, ed allietalo col tuo amore.
Ti
amo. Vi amo.
Gesù
Opera
scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi
23.10.97
La Mamma parla agli eletti
Piccoli,
amati, figli, lasciate che Gesù compia su di voi il suo progetto. Ah, se
sapeste quante meraviglie sono comprese in esso!
Quante
volte gli uomini si ribellano al piano Divino! Se sapessero che, così facendo,
essi procurano la loro stessa rovina! Figli cari, pensate ad una madre, tanto
buona e generosa, piena di amorevolezza e premura, che studia il vostro bene,
perché tanto le sta a cuore la vostra felicità. Ebbene, Gesù è il massimo della
bontà, oltre, molto oltre a quella che potete concepire. Gesù è la generosità
che mai si stanca di elargire, l’amorevolezza che non viene mai meno.
Quando
durante il giorno vi accade qualcosa di penoso, ecco che voi vi ribellate,
v’innervosite. Vi dico che, invece, dovreste riflettere, riflettere a lungo,
riflettere, profondamente, perché nulla accade a caso, ma tutto avviene per una
ragione, anche le cose che vi sembrano più insignificanti. Pensate, ad esempio,
di essere assai affezionati ad un oggetto che potrebbe essere un bel vaso che
ricorda la vostra famiglia, i vostri cari antenati. Un giorno esso si rompe,
per una causa qualunque: il fatto vi addolora, vi riempie d’ira verso colui che
ha prodotto il danno.
Pensate
che questo semplice fatto sia privo di significato? Chi ragiona con
superficialità pensa a questo, si rode dal nervoso e non impara nulla dalla
lezione. Il figlio riflessivo, invece, medita anche su questo, banale,
episodio; si chiede: “Cosa devo imparare da ciò che è accaduto? Ha un senso il
fatto?”
Certo,
vi dico, figli, certo, che anche un fatto del genere ha un significato, anzi
più significati: vuole insegnarvi il distacco dalle cose! Il distacco s’impara
poco per volta. Il distacco s’impara giorno dopo giorno. Non dobbiamo legare il
cuore alle cose della terra, perché esse ci attraggono tanto, da distrarci
dall’unico attaccamento che dobbiamo avere: quello alle cose del Cielo. Ci
insegna anche ad essere pazienti; anche la pazienza è una virtù molto dura da
conseguire: occorrono tempo ed allenamento. Piccoli cari, esaminate la vostra
giornata, sempre fatelo, prima di coricarvi e cogliete la lezione, che Dio, il
Padre Santissimo e premuroso, ha voluto darvi. Vi dico che, così facendo, diverrete
in breve grandi sapienti che sanno affrontare la vita con saggezza e prudenza.
Figli
amati, vivete intensamente questi giorni che vi restano e non lasciate che gli
avvenimenti scorrano, senza trarne giovamento. Più crescete in virtù, più
meriti riuscite a mettere insieme.
Il mio
Cuore materno vi vuole istruire; Gesù mi manda a voi per questo scopo: vi vede
spesso immersi nei vostri problemi, un pochino smarriti, quando nella vostra
vita sopravviene un fatto spiacevole. Così mi ha detto il dolcissimo Gesù:
“Madre amata, sta’ vicino ai figli, che Io ti ho donato. Aiutali: ogni piccola
tribolazione li fa gemere; sta’ loro vicina con la tua grande dolcezza. Vedi
che tremano per nulla? Consolali e guidali, rafforza in essi la fiducia in me,
parlando della mia bontà, della mia tenerezza. Non abbiano paura degli eventi,
ma li affrontino con coraggio, perché Io sono con loro. Io guido la loro barca
per condurla in porto; talora i marosi sono così alti e la luce così fioca che
non permette di vedere la riva, assai vicina: i piccoli tremano e non si
accorgono che Io, Io, Gesù, sono accanto a ciascuno di loro. Io li guardo con
Amore; quando non intervengo, è perché desidero che essi agiscano da soli: ne
hanno la forza e le possibilità. Quando vedo che il vigore cede, allora, allora
intervengo, personalmente, a sostenerli. Mamma, dì loro che sono sempre accanto
a questi miei diletti. Non temano; ma colgano giorno dopo giorno la lezione,
che porgo.” Queste le parole del mio Gesù per voi. Sentitevi gioiosi e consolati.
Sentitevi tra le braccia di Gesù e mie.
Figlia,
mi sono piaciute le cose, che oggi hai detto ai piccoli, che Gesù ti ha
affidato. Spingili, dolcemente, tra le sue braccia ed anch’essi godranno la
grande gioia, assai presto!
Ti
amo. Vi amo.
Maria
Santissima