Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti
degli ultimi tempi
27.10.97
Eletti, amici cari, apritevi alla nuova luce, che
fluisce per voi, e lasciatevi immergere in essa: vi mostrerò il vero volto, a
voi sconosciuto, della realtà.
Sposa
amata, siete entrati nella vita, per mia volontà. Siate lieti e gioiosi, perché
Io vi ho voluti solo per la gioia. Vi ho creati per me, perché foste miei per
sempre. Nessuna creatura umana ha un destino di sofferenza e morte nella mia
mente. Non creo nulla che non sia buono. L’uomo, in particolare, ha una grande
dignità ed una splendida sorte – questa è la verità, sposa mia – che la maggior
parte degli uomini non ha capito di avere.
Quanti
poeti, scrittori, filosofi hanno sostenuto e sostengono la tesi opposta: l’uomo
nasce per soffrire, soffre dal primo momento in cui viene sulla terra, fa una
vita travagliata e piena di angoscia; infine, muore e così conclude la sua
esistenza!
Piccola
mia, quanto è errata questa teoria così diffusa, così sviante, così folle! La sofferenza
presente non era nel mio piano, nessuna sofferenza era parte dal mio progetto
originale. Solo gioia voglio dare alla creatura, che faccio venire alla luce.
L’uomo, però, il mio capolavoro, non è uno schiavo né un essere senza
autonomia: l’uomo ha intelletto e volontà. Ho affidato a lui la gestione
dell’Universo e gli ho fornito tutte le grazie per farlo.
Il primo
uomo si è trovato davanti un mondo tutto da scoprire, tutto da gustare, tutto
da vivere nella grande gioia. Egli si è reso subito conto di essere libero e
potente, ha anche compreso che poteva seguire i miei comandi o trasgredire ad
essi; era insomma libero, addirittura, di accettarmi con l’obbedienza al mio
volere oppure di ribellarsi a me, suo Dio, che l’avevo creato e plasmato con le
mie mani. Istigato dall’essere maledetto perché gran ribelle al mio volere, si
è lasciato trascinare nella rovina, rompendo, così, l’iniziale armonia che
c’era ovunque nel creato. La grande disobbedienza ha provocato i danni,
terribili, che sono ancora davanti ai vostri occhi in uno stadio assai
avanzato. Sono passati secoli e millenni e vedi come sono difficili le
condizioni di vita dell’uomo? Egli è infelice ora più che nel passato, quando
doveva affrontare una vita di grandi privazioni. Non riesce a provare gioia la
mia creatura: cerca ovunque, ma resta sempre delusa.
La sua
anima non ha pace, se non riposa in me: per me, infatti, l’ho creata e a me
deve tendere. Solo quando essa è giunta nel mio Cuore, sgorga la grande
felicità: si sente protetta e serena, come bimbo tra le braccia materne. Prima,
però, di giungere a questa meta, ella (la
creatura) deve combattere con se stessa: c’è una forza misteriosa che la
trascina a fare il male: vuole il bene; tende al bene, anela al bene, ma il
peccato d’origine ha lasciato la sua orma, profonda ed incancellabile, occorre
molta forza e molto aiuto per vincere l’ego ribelle. In questo consiste il
grande travaglio della vita: nella vittoria su se stessi e sulle proprie
passioni.
L’uomo
d’oggi, dopo un lunghissimo cammino di storia, non ha raggiunto ancora questo
traguardo. Pochi ci sono arrivati e molti sono coloro che sono assai lungi dal
farlo. C’è, quindi, sulla terra una disparità enorme, una disuguaglianza che
provoca i più grandi danni alla società umana.
Cresce
la disarmonia, cresce la lotta di classe e non cessano le guerre: l’uomo
diviene il peggior nemico del suo simile; per la sua insoddisfazione, si volge
con rabbia verso la natura ed opera continui danni. Ogni essere umano viene
alla luce in questo contesto; soffre, quindi, alla nascita, soffre durante
l’arco della sua esistenza, fino al momento della sua dipartita. Mi restituisce
la vita nella sofferenza: la morte è l’ultimo debito che deve saldare.
Come
vedi da questo ‘excursus’, il travaglio umano è la conseguenza del peccato
d’origine, della disarmonia che si è prodotta, partendo da esso. Non per mia
causa l’uomo soffre, ma per sua colpa vive nel dolore e nella morte.
Piccola
cara, Io, Io, Dio, non l’ho lasciato solo in questo processo: mi sono fatto Uomo,
come lui, per condividere in tutto, tranne che nella disobbedienza, la sua
sorte. Ho mostrato, però, il vero volto della vita: non solo pena, travaglio e
morte, ma anche gioia, resurrezione, gloria.
L’uomo
può accedere, se vuole, alla vita vera; deve però essere una sua scelta questa
conquista che non è gratuita. Il debito enorme, contratto col Padre Santissimo,
l’ho saldato Io, Io, Gesù, con la mia incarnazione, passione, morte. Se il
Padre ha voluto da me, Dio, questo processo, a maggior ragione, lo esige da
ciascuno di voi che siete stati morsi dal peccato d’origine.
Sposa
amata, non guardate con paura il travaglio presente che si è fatto pesante:
ormai avete occhi che vedono, chiaramente. Voi, voi, che mi appartenete, avete
occhi che distinguono già la meta che è ormai giunta per tutti. Certo, ci sarà
il culmine, l’ultima fase del processo doloroso; ma, subito dopo, per coloro
che in me hanno creduto e confidato ci saranno la resurrezione, la gloria, la
felicità.
Questo
mio piano iniziale si realizza e completa per tutti coloro che mi hanno
seguito. Sposa amata, il cammino volge al termine; seguitemi, seguitemi con
fiducia. Per molti è un salto nel buio, che hanno paura a fare: costoro non
vedono nel loro cuore il mio volto. Per voi non è così: Io sono accanto a voi,
dentro di voi, sono in ogni fibra del vostro essere. Siete con me, ma Io non vi
permetto ancora di rendervene pienamente conto: desidero saggiare, fino
all’ultimo, la vostra fede. Quando si vede ciò in cui si crede, che bisogno c’è
di fede? È grandemente meritevole chi crede fermamente in ciò che non vede, non
sente, non percepisce bene; ecco perché mi nascondo. Mi offro, infatti,
pienamente a chi mi cerca, ma non palesemente.
Sposa
cara, ancora un pochino di pazienza ti chiedo, poca, poca. Non temere: i tempi
saranno quelli; le promesse restano le stesse. Sii gioiosa e volta a me in ogni
istante con la mente ed il cuore, con l’anima ed ogni fibra del tuo essere.
Questo desidero dai miei amici più intimi.
Guarda
il Cielo luminoso di questa giornata: è il nuovo, grande, dono che il mio amore
ti offre. Godilo a pieno. Sii per il mondo testimone vivente di pace e di
gioia, della mia pace, della mia gioia. Conduci in te la mia Immagine:
attraverso la tua persona offro grazie a non finire.
Chi ti
accoglie e ti ascolta avrà la vita e la felicità. Chi respinge te, come mio
strumento, fa’ conto che abbia respinto me, tuo Signore: ne subirà tutte le
conseguenze!
Ti
amo. Vi amo.
Gesù
Opera
scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi
27.10.97
La Mamma parla agli eletti
Piccoli
miei, Gesù vi darà luce per il vostro cammino, sempre più luce.
Voi vi
chiedete: perché Dio non illumina subito e ci mostra il vero volto della
realtà? Perché ci nasconde tutto sotto un velo, spesso, che ci permette solo
d’intravedere? Perché alcuni hanno più luce ed altri assai meno? Perché alcuni
credono con fede vivissima, alcuni sono deboli ed altri ancora procedono nel
buio?
Queste domande
mi vengono poste, continuamente; Io do risposte, le giuste risposte, ma i miei
figli sono testardi e non vogliono apprendere la lezione! Rispondo ancora ai
miei piccoli perché siano sereni nel loro procedere e non si facciano cogliere
da smarrimento o da dubbi.
Figli
cari, Dio non mostra il vero volto della realtà, perché occorre essere ben
maturi nella fede per sostenere la verità, così, com’è nella logica Divina. È
la debolezza, che è insita nella natura umana decaduta per il peccato, che
impedisce la pura conoscenza; sarebbe come mettere sulle spalle di un piccolo
bimbo un peso gravissimo: potrebbe sostenerlo? No, di certo: occorre che le sue
gambe divengano robuste, che egli divenga uomo e solo allora può sopportare il
peso.
In
quanto alla fede, essa è un dono, un dono grandissimo che da Dio procede. C’è
chi la possiede salda, saldissima, chi debole, debolissima. Sapete che la
logica Divina non è quella umana; ma vi dico che colui che tanto la desidera la
possiederà. Occorre volerla, occorre avere grande desiderio e ricercarla con
tutte le forze: Dio si offre, figli, si offre, ma non s’impone. Più forte è il
desiderio, maggiore l’anelito, più potente diviene l’azione di Dio nell’anima.
Quante
volte ogni giorno vi ripeto: offrite a Dio ogni attimo della vostra vita; ogni
sospiro sia per lui, ogni anelito sia suo, ogni palpito del cuore a lui
rivolto! Solo in questo modo permettete a Gesù di operare sul vostro essere,
perché gli date piena disponibilità.
Oggi
sono molti i miei figli che procedono nel buio più cupo. Perché accade questo?
Perché si sono chiusi a Dio, perché non gli hanno aperto il cuore! Se al
Signore non si dà spazio, egli non s’impone, non vuole rendere schiavo l’uomo,
che ha creato libero: che amore è quello, che viene imposto con la forza?
Pensate ad un tiranno che obbliga tutti ad ammettere di amarlo: li costringe a
dire delle falsità. Vi dico che, in cuor loro, costoro non solo non lo
ameranno, ma proveranno nei suoi riguardi anche repulsione e disprezzo.
Dio
vuole che l’uomo lo ami, perché è Dio, è Creatore, è il dolcissimo Salvatore
che ha dato la vita per ciascuno, è colui che lo sostiene, lo accarezza,
dolcemente, e, come la più soave madre, gli porge quello che serve alla vita.
Non ha diritto la mamma di essere amata dai figli, ella che tutto opera per la
loro felicità? Ebbene, questo Dio vuole che gli uomini capiscano. Anche i suoi
comandi devono essere seguiti, perché conducono al bene della creatura,
vogliono sempre il bene della creatura e tendono a prepararla a godere la vera,
grande, felicità. Gli uomini, invece, rifiutano il sacrificio, vorrebbero
ottenere tutto, possedere ogni cosa, senza fatica. Questo non è possibile: lo
insegna anche l’esperienza quotidiana.
Vedete
come per ottenere un buon posto di lavoro occorra prima prepararsi, studiare,
sacrificarsi, a lungo; così accade per avere qualunque cosa. Dio promette la
grande felicità ed è una promessa che viene sempre mantenuta; ma occorre
rispondere alle condizioni. Prima occorrono sacrificio, obbedienza alle Leggi
Divine, perseveranza, docilità, disponibilità. Come un’onda, dolce e soave,
l’Amore di Dio conduce l’anima alla meta quasi senza che se ne accorga. Egli
mette le ali alla sua creatura e le insegna a volare: prima piccoli voli, poi,
sempre più arditi, fino al momento in cui essa si accorge di avere ali di
aquila e, sotto lo sguardo compiaciuto di Dio si libra, felice, nel Cielo
infinito e vola, vola, senza stancarsi, raggiungendo le mete sublimi, indicate
da Dio. Questo non può mai accadere, se non alla conclusione di un lungo
processo, fatto di prove, di sacrifici, di coraggio.
Figli
cari, fate tutti così. Non badate alle pene, che ora dovete sopportare;
pensate, invece, alla meta, che state per raggiungere!
Vi
amo. Ti amo, figlia.
Maria
Santissima